Attività di ricerca
Nel 2006 sul territorio del comune di Lucoli le ricerche floristiche
sono state molto intense ed hanno portato a risultati notevoli.
Il nostro territorio, molto vasto ed altrettanto complesso, merita
più attenzione per la sua salvaguardia e per quella della
biodiversità vegetale.
Lo dimostrano molte interessanti scoperte che si sono succedute a
partire dal 2000, anno in cui è iniziata la ricerca su alberi ed
arbusti.
Si è passati poi alle piante erbacee nel 2002, anno in cui è sorto
il Giardino Botanico.
Alcuni risultati della ricerca
Nella zona di Prato Lonaro, a 1200 m, è stata rinvenuta una
splendida colonia di Iris marsica. L’unica nel bacino aquilano.
Iris Marsica è diffusa su uno spazio di circa 300 mq e divisa in 6
gruppi separati. La zona è tipicamente rupestre, con esposizione
Sud.
Scoperta nel 2004, si era ipotizzato che si trattasse di Iris
marsica (Ricci et Colasante), ma la certezza della determinazione è
avvenuta solo nel 2006 da parte di G. Frizzi, G. Ciaschetti e R.
Soldati.
La colonia si presenta in buono stato vegetativo. Le fioriture sono
state scarse nel 2004 e 2005, abbondanti nel 2006. La produzione di
seme è stata fino ad oggi assente. Lo stato della colonia, risulta
apparentemente stabile o forse in lieve regresso. Solo alcuni
esemplari nella zona basale appaiono di origine recente, ma è dubbio
se l’origine sia da seme, appare più probabile quella agamica. Gli
esemplari
riprodotti appaiono molto vigorosi e fortemente inclini alla
fioritura. La zona, attualmente, non sembra soggetta a danni che
possano compromettere la sopravvivenza della specie, ma per
l'esiguità del numero
di individui la colonia è da ritenersi a rischio.
La seconda scoperta è sicuramente la più interessante, il
ritrovamento di una discreta colonia di Artemisia atrata Lam
sull’altipiano di Campo Felice, a 1500 metri.
Questa specie, è considerata rarissima e sporadica sulle alpi.
Sull’Appennino, attualmente risultano solo due colonie. La prima,
scoperta e segnalata da F. Conti, è di circa 6 mq, ai Piani di
Pezza.
La seconda, a Campo Felice, è molto più estesa, divisa in due gruppi
a distanza di 3 km. Il primo gruppo, è composto da circa 20
individui su 10000 mq, il secondo gruppo composto da ca 200
individui su 5000 mq.
La scoperta risale al 2002, ma è stata determinata solo nel 2005 da
G. Frizzi e R. Soldati.
Le colonie appaiono stabili. Le fioriture sono costanti ed
abbondanti. La produzione di semi nel 2005 è risultata assente,
forse per cause climatiche avverse.
Nel 2006 le fioriture sono state abbondanti, ma i semi fecondi sono
risultati in percentuale estremamente bassa. Sono stati prelevati
alcuni capolini da tutti gli scapi. In tutti, la percentuale di semi
fecondi
è costante. C’è da rilevare che a differenza degli habitat alpini,
dove A. atrata cresce su pascoli aridi e rocciosi, le nostre
colonie, sono in zone più fresche con substrato argilloso.
Apparentemente, non ama
una forte concorrenza. I soggetti che si trovano nei manti erbosi
sono sofferenti e poco sviluppati. Gli unici esemplari che si sono
riprodotti spontaneamente si trovano su argilla calcarea quasi pura.
C’è da
rilevare che sotto i 300 esemplari il rischio di estinzione è forte.
C’è poi da considerare che le zone di crescita sono soggette ad
inquinamento, ad escavazioni per motivi vari, forte calpestio umano
e sovraccarico di animali al pascolo.
Se l'ambiente non verrà salvaguardato in maniera adeguata, questa
specie, che attualmente è fra le più importanti della nostra
regione, è destinata alla estinzione sicura nel giro di pochi anni.
Attualmente la specie è coltivata nel Giardino Botanico.
I semi sono destinati all’index-seminum per gli scambi con altri
orti botanici ed alla riproduzione nel nostro giardino e presso Il
Centro Ricerche Floristiche dell'Appennino (S. Colombo, Barisciano,
L'Aquila).
Campioni d'erbario sono conservati nell’erbario del nostro G.B. e
nell'Herbarium Apenninicum del Centro Ricerche Floristiche
dell'Appennino.
Il degrado, in alcune delle zone più interessanti, è fortissimo. La
priorità assoluta per l’altipiano, è salvare quello che resta prima
di pensare ad un restauro ambientale di qualsiasi tipo.
Noi, nell’attesa, continuiamo le ricerche e daremo successivi
aggiornamenti.
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